viernes, 20 de noviembre de 2009

Mi receta por la paz

domingo, 15 de noviembre de 2009

Cena en Paris




jueves, 22 de octubre de 2009

Bagres del Amazonas Venezolana

jueves, 15 de octubre de 2009

ajiii


Unnn

martes, 6 de octubre de 2009

Aguacates

domingo, 27 de septiembre de 2009

Imagenes



viernes, 25 de septiembre de 2009

Frutos del mar





miércoles, 23 de septiembre de 2009

Ajo

Mercado

Un buen regalo para un cocinero

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martes, 22 de septiembre de 2009

sábado, 19 de septiembre de 2009

Vermicelli Vongole

viernes, 18 de septiembre de 2009

sábado, 12 de septiembre de 2009

JAMIE ABRE EN CHINA

Jamie Oliver está planeando abrir 30 restaurantes de cadena, para vender comida italiana en China.

Su restaurante Jamie’s Italian, es un restaurante de tipo familiar, y quiere abrir a principios del año entrante el primer local en Hong Kong.

Escogió aquel país porque tienen una economía emergente en crecimiento y quiere aprovechar ese factor.

Estos nuevos restaurantes en oriente se unen a los que ya tiene de la misma cadena en Inglaterra:

http://www.jamieoliver.com/italian

sábado, 8 de agosto de 2009

Notizie dall'America Latina – Barbara Meo Evoli


L’integrazione a tavola

10 Febbraio 2009 di barbarameoevoli


CARACAS – “La cucina è sacra nella famiglia italiana. La domenica è il giorno in cui ci si riunisce per condividere il piacere di stare assieme a tavola”. Così Armando Boccaranda spiega l’amore per l’arte culinaria.

Oggi, a 28 anni, è aiuto-cuoco e socio del ristorante “Carpaccio Bar” nel centro commerciale Tolon di Caracas. Ma la passione per la cucina, trasmessa dalla famiglia di origine italiana, la aveva fin da piccolo.

“Il mio bisnonno – spiega Armando in grembiule bianco con le maniche rimboccate – era arrivato in Venezuela in nave dal nord d’Italia in cerca di fortuna. Io a vent’anni, invece, sono partito nel senso inverso diretto in Spagna per studiare gastronomia. Poi per il legame con il mio paese natale, ho deciso di ritornare qui per mettere su la mia impresa”.

Al rientro a Caracas, Armando, insieme a Reison Frioni, ha aperto Carpaccio Bar e ideato un menù molto speciale. La caratteristica del ristorante, in funzione da soli cinque mesi, è la fusione fra cucina italiana e ingredienti venezolani:

“Fra le nuove invenzioni: – sostiene Armando orgosli­oso – le pappardelle di ‘cilantro’ e spinaci con salsa di salsiccia di maiale e semi di finocchio e il carpaccio tradizionale italiano con insalata ‘cesar’ di rucola”.

Mentre i camerieri vestiti di bianco piegano diligentemente i tovaglioli, i clienti prendono l’aperitivo, usanza del nord d’Italia, sulla terrazza a cielo aperto adornata con piante, divani con fantasie colorate, sedie e tavoli semplici.

Scorrendo il menu di forma rotonda si nota come, pur essendo la cucina italiana la spina dorsale del ristorante, si sia dato spazio all’unione fra i sapori di paesi diversi. L’integrazione ha fatto così ingresso nella gastronomia

Si legge: saltimbocca alla romana con linguine alla crema, minestrone… e spiccano gli influssi internazionali: bruschette di formaggio di capra e ceviche peruviano.

Per Reison Frioni, chef e responsabile del bar, la passione per la cucina è stata una scoperta arrivata solo dopo anni di esperienza. A 18 anni aveva iniziato a studiare agronomia ma dopo un semestre aveva abbandonato.

Il padre, arrivato 56 anni fa in Venezuela, veniva da una famiglia di contadini di Frosinone e quindi sapeva fare il pane, la mozzarella e aveva nelle ossa la “cultura del lavoro duro”.

“Mio papà, come buon italiano ‘ jodido’ – racconta sorridendo Reison – mi aveva messo in guardia: o studi o lavori. Mi aveva allora imposto di lavorare nella cucina del ristorante di un chef francese, a cui vendeva ricotta. Aveva architettato tutto questo per farmi tornare la voglia di studiare. Ma non c’è stato niente da fare. Ho lavorato per due anni e mezzo nel ristorante e mi sono innamorato della cucina”.

Quella di Reison è stata una vita a metà tra l’Europa e l’America latina. Ha infatti studiato la gastronomia viaggiando e conoscendo tanti gusti diversi.

“In Venezuela non c’erano tante scuole di cucina – spiega mentre si aggiusta la giacca bianca da chef – a 21 anni sono andato in Italia e ho studiato nella scuola alberghiera di Fiuggi, poi ho lavorato, oltre a Milano e a Roma, in Inghilterra, Spagna, Tunisia, in varie isole dei Caraibi e a Panamà”.

“Mia madre è della regione di Los llanos e mio padre è laziale. Sia io che la mia cucina vengono fuori da questo mix – conclude Reison mentre fa la pasta delle pappardelle con meticolosità e precisione – Ho così creato il progetto ‘Tierra nostra’ che ho applicato nel Carpaccio Bar: inventare dei piatti in cui si sostituiscano o aggiungano alle tradizionali pietanze della cucina italinan gli ingredienti ‘criollos’. La finalità è anche quella di promuovere i prodotti del nostro paese”.

Per esempio si può sost­istuire il parmigiano, carissimo in Venezuela, con il formaggio stagionato, o il ragù di salsiccia con il ‘chorizo di Carupano’, negli gnocchi: la patata con la banana o la yuca. Nel risotto ai carciofi e baccalà si può aggiungere il ‘cilantro’ tipico dell’America latina.

Reison così racconta della sua infanzia e dell’educazione ricevuta all’insegna del ‘mangiar bene’: “mio padre faceva gli gnocchi la domenica e ogni persona della famiglia preparava qualcosa di speciale e obbligatoriamente buono”.

Sul rapporto fra gli italiani e la tavola, il giovane ed esperto chef sostiene che “gli italiani si possano adattare a tutto ma, per vivere, hanno bisogno della propria cucina”.

Questo rapporto è però cambiato nel tempo e ciò si deduce dalla stessa clientela del ristorante. Reison infatti fa notare che “gli italiani, che sono arrivati nel dopoguerra senza aver studiato, non vengono a mangiare presso il Carpaccio Bar. Hanno lavorato duramente tutta la vita e adesso avrebbero tutte le possibilità economiche per andare a cena fuori, ma non lo fanno. Per loro è un sacrilegio andare a mangiare in un ristorante perché il miglior piatto di pasta sarà sempre quello della moglie! Gli italiani arrivati con una laurea in tasca e quelli arrivati negli anni ‘80 – dice sottolineando il cambiamento di epoca – vanno a cena fuori e esigono il vino del Belpaese”.

domingo, 2 de agosto de 2009

pasta al horno = a pasticho




miércoles, 29 de julio de 2009

Gracias Todo el Domingo

EL NACIONAL TODO EN DOMINGO - DOMINGO 26 DE JULIO DE 2009TODO EN DOMINGO/28

Reportaje

Caracas
sensorial

Quinta Crespo con su sabor a raspao
Reison Frioni, chef

(...Viene de la página 27)


En esa vorágine de sabores que es el Mercado de Quinta Crespo, el chef Reison Frioni pisa diestro sus pasillos como quien los ha recorrido muchas veces. "El caraqueño que no venga se está perdiendo del sabor del mercado. De, por ejemplo, la guerra de aguacates: en cada esquina te ofrecen el más cremoso, el más rico, el `te regalo uno si me compras otro’. Allí hay un sabor humano", cuenta Frioni, a la vez que saluda a los hombres que atienden los puesticos de verduras. "Este es un lugar para venir a comprar con tu carrito de mercado o para ir caminando, meter la mano en la bolsa y probar lo que has comprado. Eso es un sabor", cuenta.

Señala los cambures titiaros y guineos, los topochos y mamones. "Eso no se consigue en cualquier parte". Y explica que en este mercado hay sabores escondidos.

Frioni agarra una parchita y pregunta el precio. "1 Bs. F", le dicen.

"Me la pica, jefe", le dice al señor que lo atiende para luego comérsela gustoso. Pasa por un puesto donde venden semillas y especias desde mostaza hasta semillas de girasol , se cruza con los chorizos de Carúpano y Río Caribe hasta que llega a la que él llama la parte persa del mercado. "Acá tienes nueces, higos, piñones, dátiles, avellanas, orejones de manzana".

Luego Frioni se acerca a los quesos. "Su frescura es inigualable", explica. "¿Sabes a qué sabe Quinta Crespo? A fresco", explica.

Se dirige con absoluta orientación a las neveras de carnes. "Acá no te pican la carne y el pollo en la misma tabla. El que vende pollo no vende carne y el que vende carne de res no vende de cochino", dice.

Frioni se come una pitahaya esa fruta de pulpa cristalina que poco se conoce , cruza a hombres que trasladan cajas en carretas y pasa por una ristra de quioscos con frutas de tiernos colores. Ya lo había dicho: "Quinta Crespo es como una gran lengua de muchos sabores". A la salida del mercado se pide un raspao "de tamarindo y sin leche condensada". Y con el sol que hierve en las calles, el chef reconoce que "Caracas también sabe a friíto, a refrescante".


Los sabores de la ciudad
· "El Hatillo por sus tortas, fresas con crema y sus cachapas".

· "Los sabores del Pasaje Zing, porque allí está la mejor chicha de Caracas".

· "Me gusta como sabe San Bernardino. Es lo más cercano que tenemos a Israel por sus pastelitos de berenjena y papas".

· "Santa Mónica por sus churros".

· "Chacao por sus restaurantes italianos, pastelerías, comida española, areperas, polleras, restaurantes de comida criolla y de comida hindú".





(Continúa en la página 29...)


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sábado, 20 de junio de 2009

la cocina de Le Chateaubriant